BIBLIOTHÈQUE NATIONAL DE FRANCE (MS Italiano 2017)
BOBLIOTECA DI IMOLA (MS 76)
“L’amor che move il sole e l’altre stelle.”
La Divina Commedia è considerata una dei più grandi capolavori della letteratura mondiale.
Questo manoscritto è unico. L’originale, da cui ne è stato ricavato il facsimile, è diviso in due biblioteche di due città, da cui prende il nome, appartenenti a due stati nazionali diversi.
L’unico modo per consultare ed ammirare il codice per come è stato creato in originale è acquistarne la riproduzione tridimensionale, che ha riunito ciò che le vicende storiche e politiche hanno diviso.
L’Inferno (ms. 76) è una delle copie medievali del capolavoro dantesco più riccamente decorate, eseguita per il duca di Milano Filippo Maria Visconti. Essa è tra le più belle opere del “Maestro delle Vitae Imperatorum”, miniatore di grande prestigio nell’Italia settentrionale della prima metà del Quattrocento.
Questo codice è unico per la quantità e la qualità delle miniature, se ne possono ammirare tre o quattro per canto. Nella maggior parte dei casi sono inserite poche scene nelle iniziali di cantica. Non è escluso che Guiniforte Barzizza stesso abbia avuto un qualche ruolo nella predisposizione dell’impegnativo programma illustrativo: il codice Parigi-Imola era originariamente ornato da oltre 115 scene, di cui ne rimangono oggi 72.
Il codice è attualmente diviso tra la Bibliothèque Nationale de France, che ne conserva la maggior parte, con 59 immagini (ms. Italien 2017), e la Biblioteca di Imola che ne conserva 21 fogli con 13 miniature.
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Dante racconta un viaggio immaginario nell’Aldilà, che inizia il Venerdì Santo del 1300. Smarritosi in una “selva oscura”, simbolo della perdita spirituale, viene salvato da Virgilio, che lo guida attraverso Inferno e Purgatorio. Poi è accompagnato da Beatrice, simbolo della Grazia divina, attraverso il Paradiso.
Il viaggio rappresenta il cammino dell’anima verso la salvezza e la beatitudine eterna.
INFERNO
Dante attraversa i 9 cerchi dell’Inferno, dove i dannati scontano pene eterne secondo i peccati commessi in vita (lussuria, tradimento, violenza, frode…). Nel centro dell’Inferno si trova Lucifero, immerso nel ghiaccio.
Dante e Virgilio escono “a riveder le stelle”.
La storia collezionistica del codice è straordinaria. In origine era conservato presso la celebre libreria visconteo-sforzesca di Pavia, che lo conservava ancora nel 1469.
Con la discesa dei francesi in Italia alla fine del secolo passò nelle mani di re Luigi XII.
Il sovrano di Francia probabilmente lo offrì poco tempo dopo a Giovanni Caracciolo duca di Melfi, come ricompensa per i servizi resi alla corona.
L’opera passò poi al genero del Caracciolo Antoine de Cardaillac ed in seguito ai suoi eredi.
Nel 1835, dopo quasi quattrocento anni, venne recuperato in un castello della Dordogna dall’erudito Gaston de Flotte, che lo acquistò e lo portò a Marsiglia.
Tra il 1836 e il 1837 egli prese accordi con l’esule imolese Giuseppe Zaccheroni, che ebbe un ruolo importante nei moti rivoluzionari antecedenti all’unità d’Italia, per pubblicarne il testo ancora inedito. Zaccheroni, esule in Francia dopo i moti del 1831, realizzò l’edizione critica del testo contenuto nel codice, che pubblicò nel 1838. Rientrato in Italia fu eletto deputato nel 1865 nel collegio di Imola. Nel 1866 Zaccheroni destinò alla biblioteca della sua città una copia dell’edizione dell’Inferno da lui curata, che arricchì, inserendovi tra le pagine stampate fogli manoscritti del codice in suo possesso. La restante parte del codice visconteo fu venduta nel 1887 dagli eredi di de Flotte alla Bibliothèque Nationale de France dove è tuttora conservata.
La Divina Commedia, uno dei grandi capolavori dell’umanità, si presta a diversi livelli di interpretazione, da quello più immediato a quello più segreto ed esoterico. Questo potrebbe essere una conseguenza della presunta appartenenza di Dante, assieme al suo maestro Cavalcanti, ad una società segreta erede dell’Ordine Templare, i Fedeli d’Amore. Beatrice non è solo la persona amata ma la Sapienza, la Vera Luce.
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