BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA DI TORINO – ITALIA
“Vita Sanctorum Marini et Leonis” noto anche come Vita Sancti Marini.
È la storia della nascita della più antica Repubblica al Mondo.
È la storia di un migrante che trova la sua casa lontano da casa.
È la storia di un’amicizia inscindibile tra due persone che diventeranno Santi, San Marino e San Leone.
È la storia di una comunità che si forma e cresce costituendo legami fondamentali di solidarietà e libertà, tuttora presenti nei discendenti dei fondatori.
È il più antico manoscritto ritrovato sulla vita di San Marino.
Inserito nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO.
L’originale, riscoperto di recente, è conservato presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino – Manoscritto F III. 16.
L’opera è la riproduzione esatta dell’originale, in tiratura limitata. Un esemplare è esposto all’EXPO OSAKA 2025 presso lo stand dello Stato di San Marino.
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“Al tempo degli imperatori Diocleziano e Massimiano, quando la furia della persecuzione devastava l’orbe terraqueo…”. Così inizia il manoscritto, ricordandoci come il tema delle popolazioni perseguitate, purtroppo sempre attuale, abbia attraversato tutta la storia umana.
Due amici scalpellini, Marino e Leone, partono dalla Dalmazia per raggiungere Rimini e lavorare sulle colline circostanti per estrarre la pietra. San Marino visse a lungo a Rimini, dove, cristiano cattolico, predicò la sua fede, convertendo numerosi pagani.
Il suo successo attirò su di lui la forza del Male, che si manifestò in una donna giunta dalla Dalmazia e dichiaratasi sua sposa. L’accusa, un espediente persecutorio per imprigionarlo, lo costrinse all’esilio.
Si ritirò alle pendici del Monte Titano, dove visse da eremita per un anno, tormentato costantemente dal Demonio. Fu poi raggiunto dalla donna che si proclamava sua sposa, ma questa, dopo un periodo di digiuno e preghiera, marcata sulla fronte dal segno della croce, confessò di essersi inventata tutto, ingannata da istigazioni diaboliche.
Il resto della storia è narrato nel manoscritto e nel commentario che lo accompagna. Possiamo anticipare che San Marino e San Leone sono ancora oggi vicini: la Repubblica di San Marino e la città di San Leone, da loro fondate, distano solo nove chilometri in linea d’aria.
Il codice manoscritto F. III. 16, nelle carte 182r-190v, contiene la più antica testimonianza esistente del documento in latino Vita Sanctorum Marini et Leonis, più brevemente noto come Vita Sancti Marini.
Si tratta della narrazione dell’itinerario materiale e spirituale che condusse il tagliapietre Marino, tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C., dall’isola dalmata di Arbe (oggi Rab, in Croazia) alla città romana di Ariminum (Rimini), per poi stabilirsi sul Monte Titano, attuale San Marino.
Il testo, redatto in un latino ascrivibile al periodo tardo-imperiale o alto-medievale, va oltre i semplici riferimenti materiali, geografici e di viaggio, narrando la scelta individuale e di fede di Marino. Egli abbracciò e promosse principi di laboriosità, solidarietà, indipendenza e libertà, che costituirono le fondamenta di una nuova comunità.
Nel panorama delle opere agiografiche della narrazione alto-medievale, spesso raccolte nei cosiddetti Passionali, la Vita Sanctorum Marini et Leonis si distingue per due aspetti: da un lato, per l’articolazione del viaggio attraverso territori diversi, all’epoca parte dell’Impero Romano; dall’altro, per contenuti che, oltre al valore religioso, propongono idee di convivenza civile sorprendentemente avanzate per l’epoca, in linea con modelli sociali e politici codificati solo nei secoli successivi.
Il manoscritto fu redatto tra la fine del X e l’inizio del XI secolo da mani diverse, in minuscola carolina. Proviene dal monastero di San Colombano in Bobbio e la sua autenticità è attestata da una nota di possesso presente sul foglio 1r, nel margine superiore. La nota, vergata tra il 1456 e il 1459 da Gregorio da Crema, è comune a tutti i codici bobbiesi inclusi nell’inventario del 1461:
Liber Sancti Colombani de Bobio 121: Istud passionarium est monachorum congregationis Sanctae Iustinae de observantia ordinis Santi Benedicti residentium in monasterium Sancti Columbani de Bobio. Scriptum sub numero 121.
Questo manoscritto definisce, tra le altre cose, la Libertà come un valore universale e fondamentale per l’Uomo, indipendentemente dalle convinzioni religiose individuali. È un messaggio che arriva da secoli lontani, quando un monaco del monastero di Bobbio, intorno al 900 d.C., ritenne essenziale tramandarlo alle generazioni future. Oggi, dopo oltre mille anni, chi sceglie di acquistare quest’opera compie anche un gesto simbolico: portare questo messaggio nel futuro, riconoscendone l’importanza per le generazioni a venire. È una testimonianza incorruttibile.
Nota: ogni opera viene realizzata esclusivamente dopo l’acquisto. Durante realizzazione, ci impegniamo ad aggiornare con il cliente con foto e video delle fasi di preparazione dell’opera acquistata.
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